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Trent’anni dall’alluvione del 1994: Memoria, Resilienza e Futuro. Convegno e mostra fotografica a Castelletto Monferrato (Alessandria) per riflettere su una tragedia che ha segnato il territorio
A trent’anni dall’alluvione del 1994, che ha colpito duramente molte aree del Piemonte e segnato profondamente la comunità di Castelletto Monferrato, si terrà un importante convegno e una mostra fotografica dal titolo: “Il segno indelebile del ‘94: testim
Un evento per non dimenticare. A trent’anni dall’alluvione del 1994, che ha colpito duramente molte aree del Piemonte e segnato profondamente la comunità di Castelletto Monferrato, si terrà un importante convegno e una mostra fotografica dal titolo: “Il segno indelebile del ‘94: testimonianze e riflessioni”. L’evento è programmato per mercoledì 18 dicembre 2024, alle ore 21:00, presso il…
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Nucleare: nell'Alessandrino cresce mobilitazione contro Deposito
Cresce nell’Alessandrino la mobilitazione contro l’ipotesi che il Deposito nazionale dei rifiuti venga creato in provincia o nella vicina Trino che ha presentato la sua autocandidatura. “Definiremo un mirato piano di comunicazione da condividere con i cittadini e sarà organizzata una manifestazione ad Alessandria – fa sapere Gianluca Colletti, sindaco di Castelletto Monferrato, portavoce dei…
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ALESSANDRIA. Il SILENZIO "ASSORDANTE" DEI SINDACI DEI COMUNI DICHIARATI IDONEI A OSPITARE IL DEPOSITO DI RIFIUTI RADIOATTIVI.
Un silenzio assordante delle amministrazioni locali sta accompagnando la decisione della Sogin di dichiarare idonei i territori dell’alessandrino(patrimonio dell’umanità dell’UNESCO) a ospitare il deposito di rifiuti radioattivi. Nella foto Gianluca Colletti, sindaco di Castelletto Monferrato uno dei sindaci attivi contro il deposito di scorie radioattve nel 2021. Le amministrazioni locali, i…
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#ALESSANDRIA#Castelletto Monferrato#Quargneto#SCORIE RADIOATTIVE#sito di stoccaggio di scorie radioattive
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A Niccolò Fabi il Premio Amnesty
“Io sono l’altro” di Niccolò Fabiè la canzone vincitrice per il 2020 del Premio Amnesty International Italia nella sezione big, sezione creata nel 2003 da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente da un personaggio di spicco della musica italiana. La canzone è all’interno del disco “Tradizione e tradimento”, pubblicato a ottobre 2019 e anticipato proprio da “Io sono l’altro”.
La premiazione avverrà il 2 agosto durante la serata finale della 23a edizione di “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”, che si terrà dal 31 luglio al 2 agosto a Rosolina Mare (Rovigo) con vari ospiti musicali, che saranno annunciati prossimamente, e con le semifinali e finali della sezione emergenti del Premio Amnesty. Il bando di concorso di questa sezione si è chiuso da pochi giorni. Ora l’organizzazione ha iniziato le selezioni per individuare gli otto brani che si contenderanno il premio a Rosolina Mare.
Riguardo alla canzone vincitrice, Niccolò Fabi ha spiegato che “l’altro che mi interessa non è necessariamente il diverso, nella accezione più iconografica e scontata della diversità etnica sociale o religiosa. Ho provato a parlare semplicemente dell’altro e della sua importanza. Di ogni altro che è il potenziale responsabile della nostra salvezza come della nostra infelicità, così come reciprocamente noi lo siamo della sua. Sono particolarmente orgoglioso che Amnesty International e Voci per la libertà abbiano riconosciuto come riuscito il mio tentativo, premiando questa canzone”.
Emanuele Russo, presidente di Amnesty International Italia, ha affermato: “In un momento drammatico come quello che stiamo vivendo non potevamo non premiare ‘Io sono l’altro’ di Niccolò Fabi, una riflessione sull’importanza dell’empatia, sull’altro, sul ‘diverso’. “Io sono l’altro” è un testo profondo che esalta la musica per merito della sua intensità, che racconta di un tempo in cui si tende a preferire egoismo e chiusura rispetto alla comprensione e alla conoscenza dell’altro. Racchiude in sé tutte le campagne che Amnesty International porta avanti da quasi 60 anni. Senza comprensione, empatia e rispetto reciproco non si potrà mai mettere fine alla catena di violazioni dei diritti umani a cui assistiamo, ogni giorno. ‘Io sono l’altro’, frutto della vena poetica e dell’impegno civile di Niccolò Fabi, sarà un prezioso alleato nelle nostre campagne in difesa dei diritti umani.”
In lizza per il Premio c’erano anche Brunori Sas con “Al di là dell’amore”, Levante con “Andrà tutto bene”, Fiorella Mannoia con “Il peso del coraggio”, Motta con “Dov’è l’Italia”, Willie Peyote con “Mostro”, Daniele Silvestri con “Qualcosa cambia”, Tre allegri ragazzi morti con Pierpaolo Capovilla con “Lavorare per il male”, Margherita Vicario con “Mandela” e The Zen Circus con “L’amore è una dittatura”.
Il premio viene assegnato da una nutrita giuria composta da giornalisti, conduttori radiofonici e televisivi, intellettuali, addetti ai lavori, referenti di Amnesty International e di Voci per la Libertà. Ne hanno fatto parte quest’anno: Claudio Agostoni (Radio Popolare), Giò Alajmo (Spettakolo.it), Diego Alligatore (Smemoranda), Giuseppe Antonelli (linguista), Eugenio Arcidiacono (Famiglia Cristiana), Massimo Arcangeli (linguista), Valeria Benatti (Rtl 102.5), Marta Cagnola (Radio24), Angela Calvini (Avvenire), Marco Cavalieri (Radio Elettrica), Francesca Cheyenne (Rtl 102.5), Angiola Codacci Pisanelli (l’Espresso), Massimiliano Colletti (Radio Città del Capo), Valerio Corzani (Rai Radio 3), Silvia D’Onghia (Il Fatto Quotidiano), Enrico de Angelis (storico della canzone), Danilo De Blasio (Festival dei diritti umani), Katia Del Savio (Indiana Music Mag), Enrico Deregibus (operatore culturale), Maria Antonia Fama (Radio Articolo 1), Federico Guglielmi (AudioReview), Ambrosia Jole Silvia Imbornone (Rockerilla), Andrea Laffranchi (Corriere Della Sera), Michele Lionello (Voci per la Libertà), Luigi Manconi (sociologo), Stefano Miliani (Globalist), Giommaria Monti (Rai3), Riccardo Noury (Amnesty International Italia), Simona Orlando (il Venerdì di Repubblica), Elisa Orlandotti (FunnyVegan), Angelo Pangrazio (Tgr Veneto), Fausto Pellegrini (Rai News 24), Timisoara Pinto (Rai Radio 1), Gianluca Polverari (Radio Città Aperta), Gianni Rufini (Amnesty International Italia), Valeria Rusconi (la Repubblica), Emanuele Russo (Amnesty International Italia), Giordano Sangiorgi (Mei), Renzo Stefanel (Classic Rock Italia), Marcella Sullo (Gr Rai), Monica Triglia (allonsanfan.it), Giorgio Testi (regista), Giulia Caterina Trucano (Grazia), John Vignola (Rai Radio 1), Savino Zaba (Rai Radio 1).
“Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty” si inserisce nella più amplia programmazione di “Arte per la Libertà – La barca dei diritti” il festival della creatività per i diritti umani nato dall’unione di Voci per la Libertà e Deltarte, un’anima più musicale e una più legata all’arte contemporanea.
Un’iniziativa di: Associazione Voci per la Libertà, Amnesty International Itralia, Comune di Rosolina.
Con il contributo di: CGIL Rovigo, CISL Padova e Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo nell’ambito del bando “Eventi culturali”.
Partner tecnici: Pro loco Rosolina, ARS audio & light, Idee Grafiche, Press4All, Mei – Meeting degli Indipendenti, OPS Group, Rete dei Festival, Studioartax, Musplan.
Media partner: FunnyVegan, ViaVaiNet, Collettiva, Noise Symphony, Indieffusione.
Radio partner: Radio Popolare, Radio 41, Viva La Radio! Network, Atom Radio, IwebRadio, Oradio.it, Radio Atlanta, Radio Bellissima, Radio Bla Bla network, Radio Città Benevento, Radio Eco Sud, Radio Elettrica, Radio Garda, Radio L’Olgiata , Radio Michelle, Radio Pico, Radio Ragusa, Radio Sanremo, Radio Sardinia, Radio Sette Asiago, Radio stereo 5, Rt Radio Terapia, Studio Emme Network, Studio Tre Radio, Studio Uno Abruzzo, UnicaRadio, Webradio 63.
Per informazioni e aggiornamenti: www.vociperlaliberta.it
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VERSO LE REGIONALI Le riflessioni di Pietro Sergi (Tesoro Calabria) in vista dei prossimi incontri
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/verso-le-regionali-le-riflessioni-di-pietro-sergi-tesoro-calabria-in-vista-dei-prossimi-incontri/
VERSO LE REGIONALI Le riflessioni di Pietro Sergi (Tesoro Calabria) in vista dei prossimi incontri
VERSO LE REGIONALI Le riflessioni di Pietro Sergi (Tesoro Calabria) in vista dei prossimi incontri
VERSO LE REGIONALI Le riflessioni di Pietro Sergi (Tesoro Calabria) in vista dei prossimi incontri Lente Locale
R. & P.
Da Candidato che affronta questa folkloristica campagna elettorale per le regionali calabresi, sto constatando uno scontro violento tra due modi completamente differenti di fare campagna elettorale. Violente non tanto nei toni o negli atteggiamenti quanto nella testa dei Cittadini Calabresi. Da una parte, infatti, si trovano invischiati nelle solite pratiche politiche di chi chiede conto di piccoli favori passati e rilancia su “ciappini” (in Emilia Romagna i piccoli lavoretti di ogni genere vengono chiamati ciappini) futuri, tra candidati forti non si sa bene per quali motivi, appoggi strampalati nel migliore dei casi e “pizzini” che girano come foglie al vento posandosi per ogni dove, dall’altra un gruppo di folli guidati da un folle, ma di quella follia sana che fa divertire facendo cose molto serie e condivisibili. Il gruppo dei “folli” è nella lista di Tesoro Calabria per Carlo Tansi, folle dei folli che si è messo in testa, pensate un po’, di mandare a casa questo manipolo di incapaci che hanno ridotto ai minimi termini ogni settore della terra più bella d’Italia. Un gruppo di candidati che si ritrovano e sorridono, che pensano che la gente sia davvero stufa e che non tocchi ai Calabresi scavare dopo che i nostri illustri dirigenti politici li hanno fatti toccare il fondo. Curioso sentir parlare nostri supporter e sentirci dire che ci appoggiano ma non si vogliono esporre, chissà per quale arcano motivo. Curioso sentir parlare chi è, invece, imbevuto di quella cultura “scambista” di favoretti di varia natura e chi ragiona facendo finta di non vedere cosa gli sta intorno, la novità dirompente e paurosa che hanno timore di guardare in faccia. Una goduria vederli impauriti girare casa per casa con la bava alla bocca a convincere cittadini stanchi che non li mandano a quel paese per educazione personale più che altro. La Calabria dei due milioni di emigranti assiste a questo sfoggio di manifesti pachidermici dove il messaggio credono, lor signori “committenti”, sia proporzionato ai loro manifesti, mentre i giovani scappano, il territorio frana, l’emarginazione galoppa e le infrastrutture crollano, le poche che ci sono. Campagna elettorale con liste imbottite di nepotismo congenito, di tanti piccoli “Melo La Qualunque” o di funzionarietti con parentele in uffici dove hanno funzione di snellire pratiche burocratiche. La Sanità ridotta a mercificio per scambisti, la burocrazia come guinzaglio al “Popolo bue”, i “ciappiner” all’opera con lavoretti vari, il conto presentato a chi ha avuto un certificato in tempi ragionevoli, cioè con qualche anno in anticipo rispetto alle prassi in voga tra i colletti bianchi, i voti che non si possono rifiutare. San Gianni e parenti, bimbi da battezzare a grappoli…e poi, invece, i folli che mettono in guardia dalle solite prese in giro. I folli che credono che sia possibile invertire la rotta. I folli che vengono estromessi dai servi sciocchi di alcuni Media. I folli che fanno politica e campagna elettorale di giorno, alla luce del sole. Questo vedo. Io, comunque, nonostante tutto continuo ad insistere sul contatto con i Cittadini delle periferie sperdute. Sarò a Platì domani dalle 16, in Piazza. Non importa chi verrà, io di sicuro ci sarò. Poi il 18 in piazza a Benestare, dalle 17 in poi, e il 23 faremo il bis a San Luca. Perché io credo che i debiti nella Sanità li pagheremo quando non dovremo pagare le Regioni più ricche di noi per andarci a curare altrove. Perché credo che l’acqua debba essere pubblica e che debba scorrere in discesa e non essere pompata verso l’alto. Perché penso che la burocrazia si possa alleggerire parecchio. Perché penso che per gestire la Cittadella ci voglia competenza e non approssimazione dei mediocri. Perché penso che la Calabria sia prigioniera di un manipolo di ladri, incapaci, ignoranti e incompetenti che l’hanno ridotta in questo stato pietoso. Perché penso che non sia più tollerabile che la Calabria abbia i migliori medici e la peggiore Sanità. Perché penso che in definitiva la soluzione stia nell’avere la testa pervasa dalla follia e piedi piantati per terra in una realtà che invoca di essere liberata dalla schiavitù nella quale quel manipolo di trasformisti incapaci e mediocri l’hanno imprigionata. Coraggio, basta un voto ai folli e sarà come aprire la finestra per far cambiare l’aria viziata e ormai irrespirabile qui in Calabria. L’unico a risentirne, forse, sarà il mercato dei nastri tricolore tagliati all’inizio delle opere e mai alla fine, perché mai si giunge a compimento. Vogliamo una Calabria libera! Non c’è prigione in grado di contenere la rabbia di un Popolo, e il Popolo Calabrese deve riballarsi il 26 gennaio prossimo strappando dagli artigli sporchi di brandelli di carogne dei soliti noti o dei rampolli lanciati nella mischia la nostra terra. Tesoro Calabria, strumento di libertà e sensazione di aria fresca!
Pietro Sergi, Candidato nella Lista Tesoro Calabria per Carlo Tansi Presidente, Circoscrizione Sud.
VERSO LE REGIONALI Le riflessioni di Pietro Sergi (Tesoro Calabria) in vista dei prossimi incontri Lente Locale
VERSO LE REGIONALI Le riflessioni di Pietro Sergi (Tesoro Calabria) in vista dei prossimi incontri Lente Locale
R. & P. Da Candidato che affronta questa folkloristica campagna elettorale per le regionali calabresi, sto constatando uno scontro violento tra due modi completamente differenti di fare campagna elettorale. Violente non tanto nei toni o negli atteggiamenti quanto nella testa dei Cittadini Calabresi. Da una parte, infatti, si trovano invischiati nelle solite pratiche politiche di […]
VERSO LE REGIONALI Le riflessioni di Pietro Sergi (Tesoro Calabria) in vista dei prossimi incontri Lente Locale
Gianluca Albanese
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I candidati del M5S in Abruzzo
Resi noti i vincitori delle parlamentarie per le circoscrizioni in Abruzzo di Camera e Senato per il M5s.
Capilista alla Camera sono Gianluca Vacca (nella foto, Pescara e Chieti) e Valentina Corneli (L’Aquila e Teramo). Al Senato lista guidata da Gianluca Castaldi.
Camera 1:
Gianluca Vacca
Daniela Torto
Andrea Colletti
Sara Stenta
Supplenti: Daniele Del Grosso, Valentina Di Michele,…
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Il pentito al cubo: il falso pentito Giuseppe Tuzzolino
Il pentito al cubo: il falso pentito Giuseppe Tuzzolino (Marco Bova per Il Fatto) “La vera vittima delle propalazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Tuzzolino è proprio la giustizia”. Il gip del tribunale di Caltanissetta, Antonia Leone, non ha dubbi: l’ex architetto agrigentino arrestato agli inizi di agosto con l’accusa di calunnia è un “bugiardo patologico“. Il lavoro della Squadra Mobile nissena ha azzerato l’attendibilità del pentito, architetto massone originario di Agrigento, che da almeno cinque anni collabora con i magistrati di mezza Isola impegnati nelle inchieste su mafia, massoneria e sulla latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Dichiarazioni clamorose, che hanno puntato il mirino contro insospettabili, accusando magistrati e legali di essere corrotti e collusi. Racconti che hanno obbligato gli inquirenti a fare perquisizioni e sequestri. Tutto puntualmente rilanciato dalla stampa, comprese le informazioni, “ritenute false“, sui presunti progetti di morte già pronti per assassinare alcuni magistrati. L’inchiesta della procura nissena, scrive il gip, ha “raggiunto la prova totaledell’infondatezza delle propalazioni accusatorie di Tuzzolino”. Dietro al castello di false dichiarazioni si celerebbe il tentativo di schermare dei capitali in un paradiso fiscale. Tuzzolino, che aveva già patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione per truffa, turbativa d’asta e falso ideologico, di sé, rivolgendosi alla moglie (che lo ha denunciato per violenze), dice (mentre gli investigatori lo intercettano): “Vinco sempre io. È un destino. Sono fatto così. Sono nato per vincere” e ancora “ho pensato un colpo da maestro, ma io sono un mago”. Continuando al telefono con la consorte, a un certo si rammarica persino di aver “dimenticato di dire alla dottoressa Principato che Gianluca Vacchi (il noto imprenditore e personaggio social, ndr) fosse un mafioso“. Adesso il falso pentito si trova in galera, in isolamento, e sul suo status giudiziario a breve la Commissione centrale dovrà esprimersi per confermare o meno la protezione. Dalle sue dichiarazioni sono nati oltre 34 procedimenti “tutti conclusi – dice Francesco Lo Voi, procuratore capo di Palermo ascoltato come teste – con richiesta di archiviazione, in parte accolti e in parte ancora pendenti dinanzi ai giudici». Per i magistrati di Caltanissetta sarebbero fasulle le dichiarazioni rese sugli attentati progettati contro i magistrati Marcello Viola, Marco Verzera (all’epoca entrambi in servizio a Trapani), Teresa Principato(fino a pochi mesi fa guidava le indagini sulla ricerca di Matteo Messina Denaro) e Francesco Lo Voi e su presunti favori concessi dall’ex procuratore capo di Agrigento, Ignazio De Francisci, ora procuratore generale di Bologna. Le indagini si riferiscono a fatti accaduti lo scorso anno: per smontare le dichiarazioni di Tuzzolino, gli agenti della Squadra Mobile hanno analizzato ogni singola dichiarazione messa a verbale dal pentito durante gli interrogatori. Racconti smentiti dalle intercettazioni e soprattutto dai dati sulle cellule telefoniche alle quali si agganciava il suo telefono cellulare. Molti dei particolari citati da Tuzzolino per dare credibilità alle sue “rivelazioni“, tra l’altro, non sarebbero neanche inediti: si trattava di fatti accessibili da fonti aperte. In pratica informazioni reperibili dai giornali o addirittura dal web rilanciate nei verbali per dare solidità ai suoi racconti. “L’ufficio – scrive il giudice – è stato impegnato per diversi mesi per compiere le doverose attività di riscontro alle dichiarazioni poi rivelatesi del tutto false”. Tutto comincia quando l’architetto 37enne, dopo aver inviato un curriculum con il suo vero nome, inizia a lavorare in un call center marchigiano. Lì conosce l’avvocato Ennio Sciamanna, noto per aver difeso altri collaboratori di giustizia – tra cui Antonio Mancini, l’accattone della Banda della Magliana – e l’imprenditore Silvano Ascani, sotto processo per il fallimento di una discoteca. Il 30 agosto durante un interrogatorio condotto dall’allora procuratore capo di Trapani, Marcello Viola, e dal sostituto procuratore Marco Verzera, Tuzzolino riferisce che “era in corso un attentato ai danni dello stesso Viola e della dottoressa Teresa Principato”. Ad averglielo rivelato sarebbe stato il legale romano che dopo essersi fatto nominare suo avvocato di fiducia, avrebbe cominciato a fargli confidenze su confidenze. “L’attentato si sarebbe svolto in occasione di nuovi interrogatori”, spiega Tuzzolino. “Viola – secondo il pentito – non era ancora stato ucciso perché Messina Denaro non voleva fare guai ma adesso il latitante si era deciso a farlo perché il magistrato stava dando fastidio al senatore Tonino D’Alì, grosso favoreggiatore della latitanza della ‘testa dell’acqua’(il capo di Cosa nostra ndr)”. Le indagini a carico del senatore D’Alì (Forza Italia) sui rapporti con i Messina Denaro sono note almeno dal 2011: il fatto che Tuzzolino collegasse il parlamentare al boss di Castelvetrano, dunque, non riscontrava in nessun modo il suo racconto. Quando non arrivano da giornali e siti internet, tutte o quasi le presunte rivelazioni di Tuzzolino avrebbero sempre stessa fonte: l’avvocato Sciamanna. Il legale avrebbe saputo degli attentati progettati da Cosa nostra perché informato da un tale avvocato Siciliano ma tra i due professionisti – lo hanno scoperto gli investigatori – non risulta alcuna traccia telefonica, anche a ritroso nel tempo. Sul punto, però, il falso pentito fa poi una mezza marcia indietro: “Non so riferire quale fosse la fonte di informazione dello Sciamanna, non glielo chiesi mai. Posso solo dire, che per quanto da lui riferitomi, c’era questo progetto omicidiario ordinato da Matteo Messina Denaro e che sarebbe stato realizzato dai Casamonica“. Ma perché questo legale romano avrebbe dovuto sapere quali omicidi avesse in mente Messina Denaro? “Perché Messina Denaro era amico dello Sciamanna”, arriverà a dire Tuzzolino. Il legale romano, in un confronto all’americana con il collaboratore, ha negato ogni accusa. Tuzzolino dice che “Sciamanna ha paura di confessare” ma le indagini della Squadra Mobile smontano ogni dettaglio dei suoi racconti. Dopo il 21 settembre Tuzzolino capisce di essere intercettato e “ad ogni conversazione telefonica con la moglie non perdeva occasioni di tornare ai discorsi raccontati ai magistrati, ‘imboccando’ sistematicamente nozioni alla moglie. Nonostante Tuzzolino la tiri dentro in ogni occasione, lei durante un interrogatorio dice di non conoscere alcun avvocato”. Tra i falsi presunti attentati c’è n’è anche uno contro il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti. “Il progetto sarebbe attuale e dovrebbe essere eseguito nei pressi della Dia a Roma, in via Cola di Rienzo. L’attentato avrebbe coinvolto anche il dirigente della Dia che avrebbe accompagnato il Roberti nei suoi spostamenti”. Secondo Tuzzolino, invece, non ci sarebbe stato nessun rischio per il magistrato Nino Di Matteo, che come ha raccontato il collaboratore Vito Galatolo (lui sì considerato altamente attendibile) è stato condannato a morte da Messina Denaro: l’ordine di morte per il pm palermitano non è mai stato ritirato. Sarebbero false anche le dichiarazioni che Tuzzolino ha messo a verbale sui favoreggiatori della latitanza del boss di Castelvetrano, garantita da ampie coperture composte da colletti bianchi e massoneria. “Con riguardo a Messina Denaro – dice la Principato, ascoltata come testimone dai colleghi di Caltanissetta – abbiamo riscontrato l’esistenza di luoghi (in particolare in Spagna e in Inghilterra) e persone che Tuzzolino riconduce al latitante ma non abbiamo riscontrato contatti diretti fra questi luoghi e queste persone con Messina Denaro”. Sull’ultima primula rossa di Cosa nostra Tuzzolino è un fiume in piena. “L’avvocato Sciamanna mi ha parlato di un’indagine sui conti svizzeri della figlia di Messina Denaro. Mi parlò anche di un indagine a carico di Domenico Scimonelli, a cui era arrivato un finanziamento di 750 mila euro, forse per un’azienda vinicola”. Tutte notizie riportate da articoli giornalistici pubblicati ben prima delle sue dichiarazioni. Il collaboratore fa il nome di un presunto “figlioccio” di Messina Denaro, un tale Massimo. “Sentendo questo nome e il riferimento a un negozio di abbigliamento – dice il magistrato Francesco Lo Voi – mi viene in mente la misura di prevenzione nei confronti dei Niceta e buona parte di queste notizie sono reperibili da fonti aperte”. “Tuzzolino – scrive poi il gip – non manca di coinvolgere anche operatori del Nop, Nucleo operativo di protezione che vengono accusati, in modo del tutto gratuito, di tenere condotte irregolari, seppur non costituenti reato”. Per denunciare alcuni ufficiali del Nop nello scorso mese di marzo ha contattato la redazione de Le Iene per un’intervista. Non era soddisfatto del trattamento a cui veniva sottoposto. Soprattutto quando l’Ufficio Protezione di Roma aveva disposto il suo trasferimento in un’altra località protetta a lui non gradita. Al limite del surreale, invece, il comportamento tenuto dal falso pentito quando doveva recuperare un piccolo tesoretto che aveva detto di aver nascosto in Liechtenstein. Si tratta di ben 750 mila euro che il collaboratore ha sostenuto di possedere e di custodire in una cassetta di sicurezza presso una banca del paradiso fiscale europeo. Quando l’8 maggio scorso, un maresciallo della Guardia di Finanza gli fece sapere di aver comunicato all’Interpol di Berna, alla Dogana di Vaduz e al Comando Generale di Palermo del viaggio che dovevano fare per prelevare i soldi, Tuzzolino si disse indisponibile a causa di un’operazione chirurgica da realizzare entro pochi giorni. Una pantomima durata quindici giorni: secondo i riscontri degli inquirenti “non era vero che Tuzzolino si trovava ricoverato all’ospedale di Merano (luogo in cui diceva di doversi operare, ndr) come si evinceva dalla cellula censita dalla utenza telefonica a lui in uso nel comune di Bolzano”. Mentiva “per non recarsi a eseguire l’operazione di recupero delle somme di denaro, operazione su cui buon esito appare sin da ora non azzardato esprimere qualche perplessità“.
(Marco Bova per Il Fatto) “La vera vittima delle propalazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Tuzzolino è proprio la giustizia”. Il gip del tribunale di Caltanissetta, Antonia Leone, non ha dubbi: l’ex architetto agrigentino arrestato agli inizi di agosto con l’accusa di calunnia è un “bugiardo patologico“. Il lavoro della Squadra Mobile nissena ha azzerato l’attendibilità del pentito,…
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DALL’ALTRA PARTE DEL BOSCO e dell’oceano
Esperienze di teatro americano
Continua il percorso di visione partecipata di Dominio Pubblico! Dal 31 marzo al 9 aprile 2017 al Teatro Argot Studio di Roma è andato in scena Dall’altra parte del bosco di Neil LaBute, regia di Marcello Cotugno con Paolo Giovannucci e Chiara Tomarelli. Il testo è del 2011 e questo adattamento italiano è un noir con le tinte tipiche del genere. La regia di Cotugno ammicca ai classici del cinema e si lascia andare ad improvvise esplosioni di Jazz.
Fratello e sorella
Dall’altra parte del bosco è la storia di Betty, docente universitaria di letteratura inglese che chiede al fratello Bobby, rozzo e volgare, un aiuto per liberare una casa in mezzo al bosco. Il dialogo procede per scontri e bugie: si scopre che la casa era un rifugio d’amore adultero e questa chiave apre a più violente rivelazioni. La professoressa d’inglese, un tempo amante sbarazzina, vive ora una noiosa vita con un uomo che la tradisce costantemente. Incontra un giorno uno studente bello e interessato alla materia. Da lui riceve attenzioni speciali, che la fanno smettere di sentirsi irrimediabilmente vecchia e invisibile. Il resto non si svela, perché è pur sempre un noir. Avremo incesto, sangue e tante imprecazioni.
Lost in translation
Dall’altra parte del bosco è un testo che tratta più o meno direttamente dell’illusione del sogno americano e della frammentazione del tessuto sociale. La professoressa d’inglese incarna una borghesia di sinistra, dalla cultura di facciata e insoddisfatta, che si discosta con disprezzo dai colletti blu, il fratello di lei, a loro volta sempre più su posizioni intolleranti di destra.
Betty è alla fine una donna squallida che si nasconde dietro il politicamente corretto tanto quanto Bobby motiva il suo essere violento con luoghi comuni e pregiudizi da televisione generalista. Alla base dell’insoddisfazione di entrambi c’è lo stesso male che porta al suicidio Willy Loman in Morte di un commesso viaggiatore (Miller, 1949): l’aver aspirato tutta la vita ad un successo economico, sociale, privato e non averlo ottenuto.
A partire dal nome, Bobby e Betty sono personaggi stereotipati che ne ricordano altri di cinquant’anni più vecchi. Quel che però appare ad un italiano un cliché può rappresentare agli occhi di un pubblico americano il simbolo dell’immobilismo statunitense. Nel vecchio mondo Dall’altra parte del bosco, seppure bene interpretato, è un freddo noir. Oltreoceano diventa invece un testo di forte attualità.
Seduti ai piedi degli attori
Seguire Dall’altra parte del bosco seduti ai piedi degli attori è stata un’esperienza peculiare. Delimitare la scena con la propria presenza, vedere lo spettacolo svolgersi intorno anziché tradizionalmente davanti non rompe la quarta parete, la interiorizza. Si diventa invisibili, consci del patto implicito tra palco e pubblico: anche se a un palmo da noi, la scena è un mondo a sé in cui noi siamo immersi senza che gli abitanti se ne rendano conto, come fantasmi. Anche quando tutto si svolge in nostro nome.
È stato difficile avere un occhio critico nei confronti dello spettacolo perché la vicinanza era tale da rendere la visione libera dai pensieri; la comunicazione delle sensazioni dei personaggi era diretta. Senza una sedia su cui isolarsi nella comodità, la condizione precaria dell’essere a terra e in scena era disarmante e non permetteva di distrarsi.
Gabriele Di Donfrancesco
DALL'ALTRA PARTE DEL BOSCO di Neil LaBute Traduzione di Marcello Cotugno e Gianluca Ficca regia Marcello Cotugno con Paolo Giovannucci e Chiara Tomarelli produzione KHORATeatro foto di scena Manuela Giusto
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Trent’anni dall’alluvione del 1994: memoria, resilienza e futuro. Un convegno a Castelletto Monferrato per riflettere sulle lezioni apprese e guardare al domani
Mercoledì 18 dicembre 2024, alle ore 21:00, presso il Circolo Ricreativo Giardinetto a Castelletto Monferrato, si terrà un importante convegno intitolato “Il segno indelebile del ‘94: testimonianze e riflessioni”.
Mercoledì 18 dicembre 2024, alle ore 21:00, presso il Circolo Ricreativo Giardinetto a Castelletto Monferrato, si terrà un importante convegno intitolato “Il segno indelebile del ‘94: testimonianze e riflessioni”. L’evento è organizzato per ricordare il tragico anniversario dell’alluvione del 1994, un disastro naturale che ha lasciato un segno profondo nel territorio piemontese e nelle sue…
#Alessandria today#Alluvione 1994#Anniversario#Cambiamenti climatici#Castelletto Monferrato#Circolo Ricreativo Giardinetto#comunità locali#Convegno#crisi ecologica#Dante Ferraris#disastri naturali#emergenze ambientali#emergenze climatiche.#eventi a Castelletto Monferrato#Futuro#gestione del territorio#Giancarlo Campanella#Gianluca Colletti#Giorgio Melchioni#Google News#interventi istituzionali#italianewsmedia.com#memoria collettiva#Mostra fotografica#pianificazione sostenibile#Pier Carlo Lava#Prevenzione#prevenzione del rischio#Protezione civile#protezione del territorio
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COMMISSARIAMENTO ASP Gli auspici del sindacato Fsi-Usae
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COMMISSARIAMENTO ASP Gli auspici del sindacato Fsi-Usae
COMMISSARIAMENTO ASP Gli auspici del sindacato Fsi-Usae
R. & P.
Il prevedibile epilogo dello scioglimento dell’Asp di Reggio Calabria per infiltrazioni della ‘ndrangheta deciso dal Consiglio dei ministri aleggiava ormai da qualche mese, il sospetto nasce da quando gli ispettori della commissione d’accesso su richiesta del Prefetto Michele Di Bari depositano la relazione a conclusione delle indagini effettuate all’interno dell’Azienda. Nonostante si tratti di un episodio grave e preoccupante in quanto conferma la presenza di interferenze illecite nella guida amministrativa dell’Azienda Sanitaria, non ha suscitato grande stupore, almeno non per la FSI USAE ,il Sindacato che della lotta e del contrasto all’illegalità ne ha fatto uno dei principali motivi dell’attività sindacale denunciando da anni , agli organi competenti , spesso in splendida solitudine e nell’indifferenza anche della magistratura, le tante illegittimità, le criticità, le manchevolezze di un’ Azienda inefficiente sia a livello gestionale che nell’erogazione dei servizi ai cittadini di questo territorio.
Il mancato rispetto delle regole e soprattutto il mancato controllo della gestione amministrativo-contabile nonché il mancato assetto organizzativo sommato ad una assenza di programmazione sono i fattori che hanno inciso negativamente sulla quantità e qualità dei servizi erogati e hanno concorso al grosso disavanzo che ha affossato la sanità reggina e che ancora oggi non si riesce a quantificare.
La FSI USAE non ha mai smesso l’azione di doverosa protesta rispetto alle presunte responsabilità dei Commissari al Piano di rientro e dei Direttori Generali nominati dalla politica, che in tutti questi anni si sono avvicendati senza mai riuscire a risolvere le criticità e dare risposte ai problemi che col tempo si sono accentuati trasformando l’Asp di Reggio Calabria da ” sistema deputato ad erogare salute” in un “sistema contorto” che nessun commissariamento è riuscito ancora a scardinare e che obbliga i cittadini bisognosi di cure ad oltrepassare i confini di questo territorio per curarsi fuori regione. Tutto ciò nonostante il lavoro profuso dall’esiguo personale sanitario, impegnato allo spasimo, spesso sotto stress a causa dei turni massacranti. Eppure le problematiche nella gestione dell’Asp di Reggio Calabria sono note da tempo, come la mancata ratifica dei bilanci dal 2013 in poi perché non approvati dai revisori ,la perdita degli esercizi 2016 e 2017, il ritardo nell’assunzione di personale autorizzato , sono tra le tante criticità emerse dai verbali del “tavolo Adduce” ribadite dagli organismi di controllo ministeriali nelle varie riunioni nonché dalle commissioni che si sono succedute.
Nonostante ciò, si è lasciato che la situazione implodesse, con i due Ospedali di Locri e Polistena definiti Spoke soltanto sulla carta, non in condizione di garantire ai pazienti un’assistenza adeguata e servizi dignitosi, sia per carenza di mezzi e risorse umane, sia perché trattasi di strutture obsolete , pericolose e non rispettose delle normative sulla sicurezza. Siamo convinti che il “decreto speciale” per la sanità dei cittadini calabresi annunciato con enfasi dal Ministro alla Salute non può prescindere da un cambiamento radicale della gestione della cosa pubblica attraverso una maggiore responsabilizzazione degli amministratori.
Serve un progetto di riordino affrontato e discusso con la condivisione ed il coinvolgimento dei soggetti interessati, mettendo al centro i reali problemi, attivando e programmando nel contempo la medicina sul territorio, la lungodegenza, la riabilitazione, la prevenzione, l’assistenza domiciliare (ADI). Serve programmazione, rafforzamento delle strutture territoriali, potenziamento degli organici, maggiore rapporto tra territorio e ospedali, potenziamento delle attività di controllo, trasparenza e chiarezza fra politica ,managerialità e professionalità. La sanità, soprattutto il mondo sanitario della provincia reggina ha sicuramente bisogno di decisioni ma queste devono essere fatte nella massima trasparenza trovando il maggior consenso possibile.
La FSI USAE da sempre ritiene prioritario che l’ASP di Reggio Calabria per elevare gli standard qualitativi dell’offerta sanitaria debba investire e scommettere sulle professioni e le professionalità del territorio che ne costituiscono il capitale umano perché dove ciò è avvenuto abbiamo testimonianza degli ottimi risultati raggiunti e vogliamo ribadire il forte senso di responsabilità della stragrande maggioranza dei lavoratori che, pur agendo tra mille difficoltà, riescono ancora con professionalità a supplire le inefficienze e a colmare i vuoti di un sistema ormai allo sfascio. La sanità calabrese commissariata da dieci anni e la non corretta gestione del piano di rientro che ha determinato una vera emergenza sanitaria con ricadute negative sia per quanto riguarda la riduzione del debito sia per la garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza e la qualità dei servizi, necessita di provvedimenti concreti e urgenti al fine di garantire i servizi partendo da quelli che sono al collasso.
Le analisi semplicistiche finalizzate a creare consenso elettorale, la retorica banale e stucchevole, le visite a sorpresa nelle strutture ospedaliere e le passarelle, di fronte alla messa in discussione del diritto alla salute non sono più tollerabili.
Come organizzazione sindacale continueremo a tenere alta la guardia, a denunciare quali siano i veri sprechi e le ingenti diseconomie di cui soffre la sanità pubblica,(ingerenze della politica, consulenze, appalti, esternalizzazioni ecc.)a pretendere il rispetto delle regole e della trasparenza, a tutelare la dignità dei lavoratori e dei cittadini utenti trovando in essi e nell’opinione pubblica i veri alleati con cui fronteggiare la pericolosa strategia di smantellamento dello stato sociale causato da una gestione torbida della sanità che lede i diritti di assistenza e di cura favorendo la ’ndrangheta che è bene ricordare, non è soltanto l’organizzazione criminale delle cosche ma è quella altrettanto pericolosa dei colletti bianchi e vestito blu.
Auspichiamo che in questa fase di commissariamento dell’Asp di Reggio Calabria si avvii un’operazione di trasparenza e di legalità con il coinvolgimento di tutto il personale sanitario al fine di elevare la qualità delle prestazioni e restituire ai cittadini di questo territorio, che nella tutela della salute ricercano il proprio diritto fondamentale sancito dalla costituzione , una sanità normale con servizi dignitosi.
Reggio Calabria, 19 marzo 2019
IL SEGRETARIO TERRITORIALE
Emanuela Barbuto
R. & P. Il prevedibile epilogo dello scioglimento dell’Asp di Reggio Calabria per infiltrazioni della ‘ndrangheta deciso dal Consiglio dei ministri aleggiava ormai da qualche mese, il sospetto nasce da quando gli ispettori della commissione d’accesso su richiesta del Prefetto Michele Di Bari depositano la relazione a conclusione delle indagini effettuate all’interno dell’Azienda. Nonostante si
Gianluca Albanese
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